L’HPV è un virus molto diffuso, che può colpire sia le femmine che i maschi.
L’infezione da Papillomavirus, che si trasmette per via prevalentemente sessuale, è spesso asintomatica, quindi chi ne è colpito non sa di esserlo e questo aumenta notevolmente il rischio di trasmissione del virus. L’infezione da HPV è comune, ma nella maggior parte dei casi viene superata completamente dal nostro organismo senza conseguenze per la salute. Tuttavia, quando il virus non viene eliminato in modo spontaneo, l’infezione da HPV persiste nell’organismo e si possono sviluppare numerose patologie, benigne e maligne, che colpiscono sia donne che uomini. Quasi l’80% delle donne risulta positiva all’infezione da HPV almeno una volta nella vita. La sua prevalenza aumenta nelle donne sessualmente attive tra i 15 e i 24 anni poi diminuisce in tutta l’età fertile per aumentare nuovamente prima della menopausa, intorno ai 45-52 anni. Da che cosa dipende questo secondo picco? Non lo si sa con certezza: le ipotesi più accreditate dagli Esperti sono due: la prima è che possa dipendere da una riattivazione del virus contratto durante l’adolescenza, con i primi rapporti sessuali e la seconda che dipenda dal cambiamento delle abitudini sessuali e/o dall’incontro con nuovi partner in età più matura.
Il contagio avviene per via sessuale, anche se non necessariamente in seguito ad un rapporto sessuale completo. In alcuni casi, l’infezione da HPV può essere trasmessa da una persona all’altra molti anni dopo che uno dei partner l’ha contratta. Il fatto di avere l’infezione può quindi non avere nulla a che fare con l’attuale partner e non rappresenta un “segno di infedeltà”.
Quando l’HPV non viene eliminato, si alza il rischio di tumori in entrambi i sessi.
L’infezione da HPV è piuttosto diffusa e nella maggior parte dei casi si risolve completamente e in modo spontaneo senza conseguenze per la salute. Tuttavia, quando il virus non è eliminato, l’infezione da HPV persiste nell’organismo e si possono sviluppare alcuni tumori. Il 5% circa di tutte le forme di cancro sono causate dall’HPV, per un totale di oltre 600 mila nuovi casi all’anno su scala mondiale.
In Europa, si calcola che ogni anno ci siano circa 50.000 nuovi casi di cancro causati da HPV; anche se il carico maggiore è relativo al cancro del collo dell’utero (cervice uterina). Altre forme di cancro costituiscono quasi un terzo di tutti i casi di cancro HPV-correlato, infatti si registrano, nel maschio, circa 15.500 nuovi casi fra cancro dell’ano, del pene e della testa e collo (cavita orale, orofaringe e tonsille).
Nelle donne, tutti i tumori del collo dell’utero (cervice uterina) sono causati dall’HPV. Sempre in Europa, si stimano fra 267.000 e circa 510.000 nuovi casi ogni anno di lesioni precancerose del collo dell'utero, correlati a 9 tipi di HPV contenuti nel nuovo vaccino.
I 45 tipi diversi di Papilloma virus che possono trovarsi sulla nostra cute e nelle mucose possono essere suddivisi in tipi a basso ed alto rischio oncogeno.
I tipi di HPV ad elevato rischio oncogeno possono essere presenti, anche in maniera silente, nei soggetti con lesioni benigne causate da ceppi a basso rischio.
Pensavo fosse un problema solo al femminile ma riguarda anche i maschietti!
Effettivamente le prime ricerche sul Papillomavirus (HPV) si sono concentrate sul tumore del collo dell’utero, e quindi su una prevenzione esclusivamente al femminile ma con lo sviluppo degli studi, negli ultimi anni si è dimostrato che TUTTE le persone che entrano in contatto con il virus, sono esposte alle conseguenze delle infezioni da HPV. I maschi quindi non hanno solo un ruolo nella trasmissione del virus, ma possono loro stessi essere colpiti da patologie tumorali e non.
Esistono diversi tipi di HPV, ognuno identificato con un numero. Alcuni tipi, come l’HPV 16 e l’HPV 18, sono responsabili della maggior parte dei tumori del collo dell’utero, della sfera genitale maschile e femminile, dell’ano e del cavo orale (orofaringe).
Altri tipi di Papillomavirus, soprattutto l’HPV 6 e l’HPV 11, sono
responsabili dei condilomi genitali (detti anche in modo popolare “creste di gallo”), verruche molto fastidiose che colpiscono uomini e donne in egual misura, provocando spesso sintomi quali bruciore, dolore, sanguinamento.
In molti casi, l’infezione da HPV nei maschi decorre in modo asintomatico quindi senza dare alcun segno di sé, senza manifestare alcun sintomo, come infezione “latente” o “subclinica”. In altri casi, possono manifestarsi lesioni cutanee o lesioni delle mucose oppure patologie più complesse correlate ai genotipi oncogeni 16 e 18 del virus HPV. Si tratta di forme tumorali dell’area ano-genitale localizzate al pene e all’ano, dei condilomi acuminati (verruche genitali). Tali lesioni genitali non rappresentano un rischio per quanto concerne la mortalità, ma pur essendo benigne, hanno un forte impatto sulla salute e sulla qualità della vita della persona.
Va ricordato, inoltre, che negli uomini, i tipo di HPV 6 e 11 possono provocare un’altra rara condizione patologica: la Papillomatosi Ricorrente Respiratoria (RRP) che si caratterizza per la comparsa ricorrente di verruche nel tratto respiratorio, in particolare alle corde vocali (verruche del tratto orofaringeo) e alla laringe (papillomi della laringe).
La vaccinazione è l’unico metodo sicuro per prevenire l’infezione da HPV.
L’infezione da Papillomavirus si trasmette per via sessuale, tra uomini e donne e fra partner dello stesso sesso, anche in assenza di penetrazione. La trasmissione infatti avviene per contatto pelle-pelle o pelle-mucosa, e questo spiega la limitata efficacia del preservativo nel prevenire l’infezione da HPV. La vaccinazione è quindi l’unico metodo per prevenire l’infezione da HPV che quando è persistente ha un ruolo determinante nello sviluppo della tumore del collo dell’utero. La vaccinazione interviene prima che si verifichi il contagio.
Inoltre, limitatamente al cancro del collo dell’utero (cervice), lo screening (Pap Test o HPV test) permette di diagnosticare le lesioni allo stadio iniziale, prima che possano trasformarsi in tumore. Per gli altri tumori da HPV, inclusi quelli che colpiscono gli uomini (ano, pene, orofaringe), non esistono programmi di screening organizzati, e quindi sono spesso diagnosticati in fase avanzata, e possono richiedere interventi mutilanti.
Anche uno stile di vita sano dal punto di vista sessuale aiuta a proteggersi. Un debutto sessuale troppo precoce e rapporti multipartner rappresentano fattori di rischio così come il fumo – che abbassa le difese immunitarie. Anche dopo aver fatto il vaccino, è utile usare il preservativo durante i rapporti sessuali perché l’infezione da HPV aumenta il rischio anche di altre infezioni sessualmente trasmesse.
Che cosa si intende esattamente? Quali sono le differenze con la diagnosi precoce?
In realtà è l’età giusta perché il vaccino esplica la sua maggiore efficacia se somministrato prima del debutto sessuale, cioè del primo contatto possibile con il virus. Inoltre in giovanissima età, la risposta del sistema immunitario e quindi la produzione di anticorpi protettivi è maggiore di quella osservata nelle persone più grandi.
Il momento più favorevole per la vaccinazione (immunizzazione in termini medici) è addirittura tra i 9 e 13 anni di età, epoca nella quale in effetti sono previste le normali vaccinazioni. In questo periodo si può usufruire dell’offerta gratuita da parte del SSN. Una volta fatto il vaccino, la copertura anticorpale dura almeno 10 anni secondo gli studi al momento disponibili. A questo proposito, si stanno raccogliendo sempre nuovi dati aggiornati.
Se si decide di vaccinarsi più avanti, l’offerta vaccinale varia da Regione a Regione, fino ai 26 anni, con un eventuale contributo individuale. I dati sinora raccolti hanno dimostrato che il vaccino è efficace e sicuro fino ai 45 anni di età, per questo è prevista anche la possibilità di vaccinarsi su base volontaria e – in alcune Regioni (e Paesi Europei) – anche gratuitamente. Occorre comunque tenere presente che l’efficacia del vaccino decresce quanto più tempo passa dal debutto sessuale.
I condilomi genitali sono causati da alcuni Papillomavirus umani (HPV di tipo 6 e 11) che provocano piccole escrescenze (verruche) dalla superficie tipicamente dentellata (da qui il nome popolare di “creste di gallo”), in genere localizzate a livello del pene e dei genitali femminili, sia all’esterno che all’interno. Colpiscono entrambi i sessi, e sono così piccole che possono passare inosservate. Si trasmettono per contatto diretto durante i rapporti sessuali o indiretto con superfici, indumenti e biancheria contaminata. Si curano con farmaci specifici, laser e altri trattamenti.
I virus che causano i condilomi sono della stessa famiglia dei ceppi che provocano il tumore del collo dell’utero ma sono ritenuti ceppi a basso rischio oncogeno. Il test HPV che si fa nello screening serve a identificare solo i virus HPV ad alto rischio oncogeno. I tipi di Papilloma Virus (HPV) a basso rischio oncogeno sono raramente associati con il cancro ma hanno comunque un grosso impatto sulla salute umana.
Sono molto contagiosi. Non vanno trascurati perché con il tempo crescono di numero, causando lesioni ano-genitali che potrebbero essere la base di patologie più gravi.
In oltre il 90% delle persone che hanno riscontrato un’infezione da HPV, il virus viene eliminato dall’organismo in modo spontaneo nel giro di due anni, in particolare nelle ragazze prima dei 30 anni, senza necessità di terapia.
Tuttavia, non si sa con certezza se il corpo elimini completamente il virus o se rimanga semplicemente latente. Nei soggetti particolarmente predisposti, alcuni esperti ritengono che le “vecchie” infezioni da HPV si possano “riattivare” (ma non sempre accade) dopo alcuni anni, molto probabilmente a causa di alterazioni del sistema immunitario. Inoltre, se si hanno rapporti sessuali regolari, esiste il rischio di contrarre una nuova infezione causata da un diverso ceppo di HPV, soprattutto se si cambia partner di frequente. Ma niente paura, facendo regolarmente i controlli (screening) si può tenere a bada il virus stroncandone lo sviluppo sul nascere.
Esatto, dipende dall’età. In Italia oggi lo screening per il tumore del collo dell’utero prevede l’esecuzione di un Pap test ogni 3 anni nelle donne di età compresa tra i 25 e i 65 anni, in caso di 2 test negativi di seguito. Il Pap test non è indicato prima dei 25 anni di età perché nelle giovani donne le infezioni da Papillomavirus in genere regrediscono in modo spontaneo. Sottoporsi all’esame, sarebbe quindi un’inutile esposizione a stress e ulteriori esami senza una reale necessità preventiva. D’altra parte il test HPV prima dei 30 anni non viene ritenuto utile in quanto le probabilità che risulti positivo sono molto alte, considerato che è proprio in questa età che avviene in genere il contagio iniziale. Il Sistema Sanitario Nazionale ha stabilito che entro il 2018, le Regioni italiane dovranno organizzare lo screening per il cervico-carcinoma mediante l’utilizzo del test HPV nelle donne che hanno superato i 30 anni di età, da ripetere ogni 5 anni. Per le donne più giovani, tra i 25 e i 30 anni, continuerà ad essere utilizzato l’attuale Pap test.
L’infezione da HPV è asintomatica, per questo la sua trasmissione è così diffusa ed è opportuno verificare la presenza di eventuali lesioni precancerose attraverso le procedure di screening (Pap Test o HPV Test), così da identificare il più precocemente possibile queste lesioni e tenerle sotto controllo e – nei casi necessari – trattarle prima che evolvano in un tumore.