Non sono la stessa cosa, facciamo chiarezza.
No, folati e acido folico non sono la stessa cosa! Facciamo chiarezza.
Folati e acido folico sono spesso erroneamente utilizzati come sinonimi per indicare la vitamina B9. L’acido folico (acido monopteroilglutammico o pteroilmonoglutammico) è la forma ossidata della vitamina B9, non è attiva e non si trova negli alimenti come tale; identifica la molecola sintetizzata chimicamente che è presente in molti formulati vitaminici e aggiunta nei cosiddetti alimenti fortificati. Il folato attivo si riferisce alla vitamina B9 nella sua forma attiva, già biodisponibile ed è la forma naturalmente presente negli alimenti.
L’acido folico come tale non è attivo nell’organismo umano, deve essere convertito a 5-Metil-TetraHidroFolato (MTHF) per poter agire. L’acido folico attivo (5-MTHF) possiede una biodisponibilità immediata e non è soggetto ad accumulo plasmatico.
Se stai cercando una gravidanza o sei già in dolce attesa, è molto importante la scelta della formulazione di acido folico più adatta alla supplementazione, in particolare nei primi 15 giorni dopo il concepimento.
Come detto, l’acido folico come tale non è attivo, ma è il precursore della forma attiva 5-metiltetraidrofolato (5-MTHF) che rappresenta circa il 98% di tutto il folato plasmatico. L’attivazione richiede due biotrasformazioni a livello del fegato.
L’acido folico attivo (5-MTHF) è la vitamina B9 che si trova in natura, la forma metabolicamente attiva ed immediatamente disponibile. ll 5-MTHF a differenza dell’acido folico non necessita di biotrasformazioni per agire.
Diversi studi hanno documentato che l’assunzione di 400 microgrammi (mcg) al giorno di acido folico attivo (5-MTHF) consente di raggiungere più rapidamente la concentrazione ottimale di folati nel prevenire il rischio di malformazioni fetali.
È importante che l’assunzione inizi almeno un mese prima del concepimento e continui almeno per tutto il primo trimestre di gravidanza.
I folati sono micronutrienti vitaminici del gruppo B (vitamina B9).
L’acido folico e i folati sono vitamine del gruppo B (sono infatti indicati come vitamina B9). Essi sono da tempo riconosciuti come essenziali nella prevenzione di alcune malformazioni congenite. La carenza di folati, infatti prima del concepimento e nelle prime fasi della gravidanza aumenta infatti in modo rilevante il rischio di sviluppare malformazioni fetali, in particolare i difetti del tubo neurale (DTN) come la spina bifida (malformazione che coinvolge il midollo spinale) o l’anencefalia (malformazione in cui l’encefalo non si sviluppa).
Il nostro organismo utilizza i folati per produrre nuove cellule. La vitamina B9, attraverso meccanismi non ancora del tutto noti, è essenziale per la sintesi del DNA, ed è particolarmente importante per i tessuti in attiva crescita e differenziazione, come per esempio, i tessuti embrionali. Inoltre, i folati sono coinvolti nel metabolismo dell’omocisteina (amminoacido solforato cioè contenente zolfo) e della metionina (amminoacido essenziale ovvero che non può essere prodotto dal nostro corpo ma solo introdotto con la dieta). Una carenza di folati può portare ad alti livelli di omocisteina (iperomocisteinemia), che sembra essere coinvolta nello stress ossidativo e nella disfunzione delle cellule endoteliali (cellule del rivestimento dei vasi). La vitamina B9 è coinvolta anche nella formazione dei globuli rossi, responsabili del trasporto dell’ossigeno e di parte dell’anidride carbonica (CO2) ai e dai tessuti.
Si ricavano soprattutto da fonti vegetali. Vediamo quali.
I folati devono essere necessariamente introdotti attraverso l’alimentazione, in quanto il nostro organismo non è in grado di produrli. Le riserve sono limitate e circa la metà si trovano nel fegato.
La quantità di folati immessi con la dieta - se varia ed equilibrata - è generalmente adeguata, eccetto che in situazioni o periodi di aumentato fabbisogno (per esempio in previsione di una gravidanza o durante la gravidanza stessa, in particolare nei primi mesi), nei quali si suggerisce la supplementazione con acido folico attivo.
Le principali fonti alimentari di folati sono le verdure a foglia verde (spinaci, broccoli, cavolini di Bruxelles, asparagi, lattuga, cime di rapa) da cui deriva il nome stesso della vitamina, i legumi (fagioli, piselli), i ceci e cereali integrali, i carciofi, la frutta fresca (kiwi, fragole, arance, avocado) e la frutta secca (mandorle, noci, nocciole, arachidi) e il lievito di birra. Alcuni cibi di origine animale, come il fegato, le frattaglie e le uova, sono particolarmente ricchi in folati, ma vanno consumati in porzioni limitate e non frequenti.
Secondo la Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), le principali fonti di assunzione di folati nella dieta italiana sono costituite dai gruppi di alimenti: “Cereali e derivati” (29%), “Verdura e ortaggi” (27%), “Frutta” (10%). Gli alimenti fortificati [cereali da prima colazione, alcuni prodotti da forno (fette biscottate, cracker), succhi di frutta) contribuiscono all’apporto medio giornaliero degli adulti in percentuali molto limitate (< 1%). (Fonte: LARN, IV Revisione SINU, ottobre 2014).
L’assorbimento dei folati con la dieta è variabile e dipende dalla fonte alimentare. Anche le modalità di preparazione degli alimenti possono condizionare l’assorbimento: la bollitura prolungata, per esempio, inattiva gran parte della vitamina B9 che è una vitamina idrosolubile, quindi sensibile al calore, alla luce, all’aria e all’acidità. Anche fattori individuali e il genotipo influenzano la capacità di assorbire i folati.
Il consumo elevato di alcolici impoverisce le riserve di acido folico e ne altera l’assorbimento e l’utilizzo così come l’assunzione di alcuni farmaci, per esempio analgesici quali l’acido acetilsalicilico, i contraccettivi orali, gli antiacidi.
Una riduzione dell’assorbimento di acido folico, e/o un conseguente aumento del fabbisogno, possono derivare anche dal diabete mellito tipo 1 (insulino-dipendente), dalla celiachia, da patologie da malassorbimento o da alcune specifiche varianti di geni coinvolti nel metabolismo dei folati (metilene-tetraidrofolato-reduttasi, recettore dei folati).
Sì, è stato documentato che insieme favoriscono un buon avvio della gravidanza.
Alcuni studi hanno evidenziato che l’acido folico attivo e l’aminoacido arginina (L-ARG) agiscono in sinergia per facilitare il corretto inizio della gravidanza. Insieme favoriscono l’impianto e la vascolarizzazione nel periodo periconcezionale, a partire dall’ovulazione.
Scegliere un integratore che contenga entrambi è consigliabile: la compresenza delle due sostanze consente, infatti, un sinergismo d’azione a livello molecolare dove l’attività della L-ARG viene potenziata dalla presenza del folato nella sintesi di ossido di azoto o ossido nitrico (NO), un mediatore gassoso che regola la vasodilatazione endotelio-dipendente.